Adottabilità piena o adottabilità mite: fondamentale valutare la condizione di abbandono del minore
Necessario anche verificare se l’interesse del minore a non recidere il legame con i genitori naturali debba prevalere o recedere rispetto al quadro deficitario delle loro capacità genitoriali

Il giudizio di accertamento dello stato di adottabilità di un minore, in ragione della sua condizione di abbandono, e il giudizio volto a disporre una cosiddetta adozione mite costituiscono due procedimenti autonomi, di natura differente e non sovrapponibili fra loro, dato che il primo è funzionale alla successiva dichiarazione di un’adozione piena, costitutiva di un rapporto sostitutivo di quello con i genitori biologici, con definitivo ed esclusivo inserimento del minore in una nuova famiglia, mentre il secondo crea un vincolo di filiazione giuridica coesistente con quello con i genitori biologici, non estinguendo il rapporto del minore con la famiglia di origine pur se l’esercizio della responsabilità genitoriale spetta all’adottante. Allo stesso tempo, nel procedimento volto alla dichiarazione di adottabilità è necessario – in funzione di un eventuale diniego di tale dichiarazione - che l’indagine sulla condizione di abbandono morale e materiale del minore, e sulla correlata capacità dei genitori biologici, sia completa e non trascuri alcun rilevante profilo inerente i diritti del minore, verificando se l’interesse di quest’ultimo a non recidere il legame con i genitori naturali debba prevalere o recedere rispetto al quadro deficitario delle loro capacità genitoriali, che potrebbe essere integrato, almeno in via temporanea, da un regime di affidamento extrafamiliare potenzialmente reversibile o sostituibile da un’adozione. (Ordinanza 21024 del 1° luglio 2022 della Corte di Cassazione)