Assegno divorzile all’ex marito che ha lasciato il lavoro per dedicarsi al figlio e alla cura della casa
Anche per l’uomo va fatto riferimento, precisano i giudici, al tenore di vita goduto durante gli anni di matrimonio

Assegno divorzile al marito separato che durante il matrimonio, pur godendo ottime capacità lavorative e professionali e pur avendo una carriera ben avviata con un ottimo stipendio, ha deciso di lasciare il lavoro per dedicarsi all’accudimento del figlio invalido e alla cura della prestigiosa casa coniugale acquista con le disponibilità economiche dell’allora moglie. I giudici chiariscono, a fronte della vicenda in esame, che anche per l’assegno divorzile in favore dell’uomo va tenuto presente il tenore di vita da lui goduto durante gli anni del matrimonio. Ciò alla luce del principio secondo cui i redditi adeguati cui va rapportato l’assegno sono quelli necessari a mantenere il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio nella fase temporanea della separazione, stante la permanenza del vincolo coniugale e l’attualità del dovere di assistenza materiale, derivando dalla separazione – a differenza di quanto accade con l’assegno divorzile che postula lo scioglimento del vincolo coniugale – solo la sospensione degli obblighi di natura personale di fedeltà, convivenza e collaborazione. I giudici precisano poi che in questa vicenda il contributo di mantenimento in favore dell’uomo deve esser quantificato in misura idonea a garantirgli, in via tendenziale, la conservazione del tenore di vita matrimoniale, tenore che aveva subito un rilevante ridimensionamento dopo la separazione, mentre la donna ha potuto contare sulle notevoli risorse a sua disposizione. Illogico, quindi, precisano i giudici, fissare l’assegno in favore dell’uomo solo per consentirgli di procurarsi un’abitazione e di provvedere al proprio dignitoso mantenimento. (Sentenza 26890 del 13 settembre 2022 della Corte di Cassazione)