Assegno divorzile: non basta il mero squilibrio reddituale tra gli ex coniugi
Necessario, invece, valutare con attenzione le caratteristiche e le origini della differente solidità economica

Il mero squilibrio reddituale fra ex marito ed ex moglie non è dato sufficiente per legittimare il riconoscimento dell’assegno divorzile al coniuge che si trova in una posizione economica meno solida. I giudici precisano, alla luce del caso loro sottoposto, che va messo in discussione l’assegno di divorzio assegnato alla donna e motivato unicamente valorizzando il divario fra i redditi degli ex coniugi, divario che pone la donna in una posizione meno solida. Evidente l’errore compiuto poiché si è erroneamente assegnato all’assegno divorzile una funzione riequilibratrice. Per completare il quadro, comunque, i giudici aggiungono che nel caso in esame è stato commesso un ulteriore errore, poiché non si è tenuto conto del fatto che la donna percepisca un reddito pensionistico e possa anche fare affidamento sugli importi – non insignificanti – derivanti dalla vendita dell’immobile già adibito a casa coniugale. Proprio alla luce di questi elementi, tocca alla donna dimostrare, precisano i giudici, che lo squilibrio reddituale rispetto all’ex marito affondi le radici nel matrimonio, cioè che il matrimonio sia stato causa di uno spostamento patrimoniale, divenuto ingiustificato ex post, dall’uno all’altro coniuge, spostamento patrimoniale che, in tal caso e solo in tal caso, va corretto attraverso l’attribuzione dell’assegno divorzile. (Ordinanza 28484 del 30 settembre 2022 della Corte di Cassazione)