Cambiamenti climatici: la CEDU condanna uno Stato per non aver adottato le misure necessarie

Gli Stati hanno doveri di cura e protezione e, di conseguenza, hanno l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie ad attuare gli Accordi di Parigi e COP28 per evitare gli effetti del cambiamento climatico e del surriscaldamento terrestre

Cambiamenti climatici: la CEDU condanna uno Stato per non aver adottato le misure necessarie

La CEDU ha condannato la Svizzera per non aver adottato alcuna misura per ridurre le emissioni del gas serra e non aver agito in tempo utile per concepire, elaborare ed attuare tutte le misure pertinenti. Di fatto, la CEDU ha riconosciuto il diritto ad agire per tutelare la vita, il benessere e la qualità della vita contro le minacce e le conseguenze del cambiamento climatico, ma anche la responsabilità dello Stato riconoscendo un indennizzo ai ricorrenti (CEDU, GC Verein KlimaSeniorinnen Schweiz ed altri c. Svizzera (ric. 53600/20).

Le norme internazionali dell’Onu, della Corte interamericana dei diritti umani, del COE e dell’UE ritengono che gli Stati abbiano il dovere e l'obbligo di tutelare i diritti delle persone, ivi compresi quelli di nuova generazione frutto dell'evoluzione e dello sviluppo sociale, tecnologico e politico, tra cui il diritto ambientale appunto. È infatti stato elaborato e riconosciuto il diritto a vivere e godere di un ambiente sicuro, sano, pulito e sostenibile. Gli Stati devono quindi adottare leggi e misure pertinenti ed adatte ad attuare questo diritto anche nell'ottica della solidarietà internazionale.

Nella vicenda esaminata dalla CEDU, protagonista è la Svizzera accusata dai ricorrenti di non aver fatto abbastanza e di non aver adottato dovute ed adeguate misure per combattere i cambiamenti climatici con gravi conseguenze sulla loro salute, anche mentale, benessere e valore delle loro abitazioni.

La CEDU ha accolto il ricorso dopo che i giudici interni avevano rigettato le domande ritenendo che l’ONG ricorrente non fosse legittimata ad agire in giudizio.

Ma non è tutto. Le Corti interne non hanno saputo spiegare in modo convincente perché hanno escluso un nesso causale tra il cambiamento climatico e le richieste dei ricorrenti  e non hanno preso sul serio le doglianze sollevate, né tantomeno hanno tenuto conto di tutte le evenienze e gli studi scientifici sugli effetti del cambiamento climatico.

Infine, la sentenza ribadisce che, in base ai principi di responsabilità condivisa e sussidiaria,  spetta alle autorità interne ed in primis a quelle giudiziarie vegliare sul rispetto delle obbligazioni che discendono dalla Carta europea dei diritti dell’uomo.

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