Improponibilità della domanda di arricchimento ingiustificato

Con l'ordinanza n. 9094/2024, i ricorrenti ritengono che il Comune, invece di affrontare direttamente l'avvocato coinvolto nella vicenda, abbia contestato la sentenza di primo grado, comportandosi in modo ingiusto nei loro confronti

Improponibilità della domanda di arricchimento ingiustificato

La Corte d'appello, secondo i ricorrenti, ha erroneamente imposto loro l'obbligo di risarcire il Comune. In particolare, dovevano restituire i soldi che il Comune aveva pagato all'avvocato, insieme agli interessi e all'aggiornamento monetario dalla data della richiesta.

La Corte Suprema di Cassazione, accogliendo il reclamo dei ricorrenti, ha, però, sottolineato che sul concetto di sussidiarietà/residualità dell'azione di arricchimento ingiustificato, le Sezioni Unite hanno chiarito che non è necessario adottare un approccio rigido basato solo sulla presenza di un'altra azione legale che potrebbe limitare l'azione residuale. È importante valutare anche il merito della richiesta principale prima di escludere un'azione di arricchimento ingiustificato.

Di conseguenza, la Corte d'appello avrebbe dovuto ritenere che la richiesta di arricchimento ingiustificato non poteva essere presentata in quanto non era sussidiaria. Questo perché il giudice di primo grado aveva respinto la richiesta poiché indirizzata erroneamente ai ricorrenti anziché all'avvocato che aveva ricevuto i soldi oggetto del reclamo. (Cass. civ., sez. III, ord., 5 aprile 2024, n. 9094).

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