Inaccettabile negare al minore il riconoscimento del rapporto col genitore d’intenzione

Colpevole la Svizzera per avere violato il diritto alla vita privata riconosciuto ad un minore nato grazie alle tecniche di surrogazione di maternità

Inaccettabile negare al minore il riconoscimento del rapporto col genitore d’intenzione

Svizzera condannata per avere negato, per diversi anni, a un minore – nato attraverso tecniche di surrogazione di maternità – il diritto di ottenere il riconoscimento del rapporto col compagno del genitore biologico, cioè col cosiddetto genitore d’intenzione. I giudici comunitari hanno ritenuto palese la violazione del diritto alla vita privata, da parte dello Stato svizzero, nei confronti di un minore – nato attraverso tecniche di surrogazione di maternità, proibite in Svizzera, già legalmente riconosciuto figlio della coppia omosessuale da un provvedimento giudiziale della California – per averlo lasciato, per quasi otto anni, privo della possibilità di ottenere il riconoscimento del rapporto con il proprio genitore d’intenzione, e ciò a causa dell’assenza di previsioni specifiche nella legislazione svizzera, che solo nel 2018 ha consentito alle persone dello stesso sesso, legate da un’unione registrata, di procedere all’adozione. Per i giudici è significativo il periodo di tempo in cui il minore si è ritrovato in una condizione di incertezza giuridica relativa alla sua identità sociale. Esclusa, invece, la violazione del diritto alla vita familiare dei due genitori omosessuali, poiché, sottolineano i giudici, l’accordo di maternità surrogata è contrario all’ordine pubblico svizzero e le difficoltà pratiche incontrate dalla coppia a causa delle previsioni della legislazione svizzera debbono ritenersi, comunque, accettabili. (Sentenza del 22 novembre 2022 della Corte europea dei diritti dell’uomo)

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