Legittima la decisione dello Stato di ridurre le pensioni più alte per ridurre il debito pubblico
Valida l’azione compiuta dalla Serbia. Rilevante, precisano i giudici, anche il fatto che la misura abbia avuto una durata limitata

Nessuna censura per lo Stato che riduce determinate pensioni per un piano di austerità mirato a ridurre drasticamente il forte debito pubblico. Questo il principio tratto dalla decisione con cui i giudici hanno respinto le obiezioni sollevate da alcuni cittadini della Serbia che si erano trovati costretti a far fronte a una drastica riduzione delle loro pensioni di vecchiaia, riduzione decisa dallo Stato nel contesto di un più ampio pacchetto di misure di austerità. Il riferimento, nel caso specifico, è stato al periodo novembre 2014-settembre 2018. In quell’arco temporale, difatti, lo Stato serbo aveva sancito la riduzione di determinate categorie di pensioni di vecchiaia. La riduzione aveva fatto seguito ad alcune modifiche legislative introdotte dal governo serbo nell’ambito di un più ampio contesto di misure di austerità. Successivamente la normativa è stata abrogata quando si è ritenuto che il debito pubblico fosse stato sufficientemente ridotto. Per i giudici la linea seguita dalla Serbia va valutata come assolutamente corretta. Ciò perché si è accertato che la riduzione dei pagamenti delle pensioni era stata limitata ai percettori delle pensioni più alte, era stata introdotta come misura temporanea – della durata di poco meno di quattro anni – e, soprattutto, aveva fatto parte dello sforzo per pareggiare il bilancio dello Stato. In sostanza, le autorità serbe avevano, secondo i giudici, trovato un giusto equilibrio tra garantire la stabilità finanziaria del sistema pensionistico – nell’interesse generale della collettività – e tutelare i diritti patrimoniali dei pensionati al fine di impedire loro di sopportare individualmente un onere eccessivo. (Sentenza del 17 gennaio 2023 della Corte europea dei diritti dell’uomo)