Moglie aiutata dalla madre nella gestione della casa e del figlio: ciò non basta per legittimarne il diritto all’assegno divorzile

Per i giudici è illogico trarre la conclusione che l’uomo aveva potuto fruire, durante il matrimonio, di maggiori opportunità di progressione in carriera e d’incremento del livello stipendiale, anche grazie all’operato della moglie e della suocera a casa

Moglie aiutata dalla madre nella gestione della casa e del figlio: ciò non basta per legittimarne il diritto all’assegno divorzile

Divario reddituale a proprio favore, lunga durata del matrimonio e aiuto garantito dalla suocera - che ha dato manforte alla figlia nella gestione della casa e di un bambino - non sono dati sufficienti per ritenere sacrosanto l’obbligo dell’uomo di versare un assegno divorzile all’ex moglie. Nel caso specifico, preso da loro in esame, i giudici annotano che la donna - che può contare su un dignitoso reddito mensile - non ha dimostrato, nel corso della convivenza matrimoniale, di aver rinunciato ad occasioni di carriera o crescita lavorativa. Ciò mette in dubbio la linea secondo cui ella avrebbe diritto all’assegno divorzile sulla base del divario reddituale tra lei e l’ex marito - che può contare su una certa sollidità economica -, della durata del matrimonio (ben ventiquattro anni) e del fatto che la madre l’ha aiutata nella gestione della casa e del bambino. Per i giudici è illogico trarre la conclusione che l’uomo aveva potuto fruire, durante il matrimonio, di maggiori opportunità di progressione in carriera e d’incremento del livello stipendiale, anche grazie all’operato della moglie e della suocera tra le mura domestiche. (Ordinanza 17144 del 15 giugno 2023 della Cassazione)

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