Padre tossicodipendente, costretto in carcere e affetto da un disturbo antisociale: legittima l’adozione per il figlio

Palese la situazione di precarietà dell’uomo. Irrilevante i proposti di volersi assumere le proprie responsabilità genitoriali

Padre tossicodipendente, costretto in carcere e affetto da un disturbo antisociale: legittima l’adozione per il figlio

Confermata l’adozione del minore se i propositi manifestati a più riprese dal padre di voler assumersi le proprie responsabilità genitoriali, una volta ultimato il proprio percorso di recupero dalla tossicodipendenza, risultano scevri da una reale rimeditazione critica delle proprie condotte e da una proiezione concreta verso un cambiamento, ma sono piuttosto frutto di una volontà di riscatto del padre, non supportata da concreti elementi di riscontro. A inchiodare l’uomo è la sua palese situazione di precarietà. Peraltro, egli è anche affetto da un disturbo antisociale della personalità che lo rende inadeguato ad intessere la propria vita in una qualsivoglia rete sociale, inidoneo a conformarsi alle attese sulla sua assunzione di un qualsivoglia ruolo sociale costruttivo, caratterizzandolo come un isolato/disintegrato privo di interesse (e competenze) alla vita civile. E in questa ottica la mancanza di indirizzi esistenziali dell’uomo lascia ampio spazio per comportamenti imprevedibili e deviazioni del suo agire, una volta venuto meno il contenimento detentivo e viste le pessime precedenti esperienze in comunità. Infine, l’interazione fra il padre e la figlia ha evidenziato un rapporto privo di comunicazione, nel cui ambito, nonostante la genuina affettività dell’uomo verso la ragazzina, quest’ultima manifesta un’emotività coartata, evitante lo scambio verbale e senza ricerca della vicinanza del padre, il quale, a sua volta, fatica a catturare l’attenzione della minore, mentre quest’ultima, alla fine degli incontri, non manifesta alcuna resistenza. (Ordinanza 22105 del 13 luglio 2022 della Corte di Cassazione)

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