Riconoscimento dell'identità di genere: il caso davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea
Un cittadino rumeno, registrato alla nascita come di sesso femminile in Romania, ha cambiato nel tempo il proprio genere in maschile e ha richiesto alle autorità rumene di aggiornare l'atto di nascita con il nuovo nome, sesso e codice personale. Tuttavia, le autorità rumene hanno respinto la richiesta, portando il caso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea

La questione principale era se la decisione delle autorità rumene, basata sulla legislazione nazionale, fosse conforme alle leggi dell'Unione Europea e se la Brexit avesse un impatto su questa situazione. L'avvocato generale ha sottolineato che i fatti si sono verificati prima della Brexit e che i documenti emessi nel Regno Unito dovrebbero essere considerati come quelli di uno Stato membro dell'Unione per valutare la richiesta del tribunale.
Ha anche evidenziato che il diritto alla libera circolazione dei cittadini europei e il diritto al rispetto della loro vita privata impediscono alle autorità di uno Stato membro di negare il riconoscimento del cambio di nome e genere avvenuto in un altro Stato membro di cui il cittadino è anche residente. Questo vale anche per il rifiuto di riconoscere l'identità di genere modificata e di aggiornarla negli atti di stato civile.
Infine, l'avvocato generale ha indicato che spetta agli Stati membri decidere sugli effetti di questo riconoscimento nei documenti di stato civile, matrimoni e filiazione secondo le leggi nazionali. In conclusione, la controversia sollevata evidenzia l'importanza del riconoscimento delle identità di genere e dei nomi modificati tra Stati membri, garantendo i diritti fondamentali dei cittadini europei. (CGUE, conclusioni dell'Avvocato Generale del 7 maggio 2024, causa C-4/23).