Sanità, negato al paziente il diritto al consenso informato: violato il suo diritto al rispetto della vita privata e familiare
Privato cittadino risarcito dallo Stato che non ha provveduto ad istituire un'apposita regolamentazione per proteggere il diritto dei pazienti al consenso informato

In ambito sanitario la mancata tutela, da parte della struttura pubblica, del diritto al consenso informato del paziente rappresenta un chiaro esempio di violazione del diritto della persona al rispetto della sua vita privata e familiare. Questo il paletto fissato dai giudici, chiamati a prendere in esame il delicato caso concernente la drammatica storia vissuta da una donna in un ospedale pubblico in Ucraina. Nello specifico, la donna ha sostenuto che le era stato rimosso un rene, senza che lei avesse prestato il necessario consenso, durante un intervento chirurgico d'urgenza per emorragia interna nel marzo 2000, intervento effettuato in un ospedale pubblico. A distanza di pochi mesi dall’operazione, la donna ha scoperto solo grazie ad una telefonata anonima che il suo rene sinistro era stato rubato. A quel punto è scattata un'indagine ufficiale, che ha concluso che il rene era stato rimosso per salvare la vita alla donna, la quale, però, ha ottenuto in ambito civile un risarcimento da parte del medico. Ora la donna si vede riconoscere un ulteriore ristoro economico, pari a 4.500 euro, che le dovrà essere versato dall’Ucraina, poiché si è appurato che le autorità non avevano esaminato, durante l’indagine ufficiale, se ci fosse stata la possibilità di ottenere, prima dell’operazione, il consenso della donna alla rimozione del rene o, successivamente, quello dei suoi familiari ad intervento in corso. Inoltre, è emerso anche che l’Ucraina non aveva provveduto ad istituire un'apposita regolamentazione per proteggere il diritto della donna al consenso informato. (Sentenza del 13 aprile 2023 della Corte europea dei diritti dell’uomo)