Sfiducia e mancanza di armonia rendono inevitabile la rottura della coppia
Impossibile, di conseguenza, addebitare la separazione a uno soltanto dei due coniugi

Mancanza di armonia e clima di sfiducia portano alla rottura della coppia: impossibile addebitare la separazione a uno dei due coniugi. Rilevanti, secondo i giudici, i comportamenti ambivalenti e non trasparenti da parte di ciascun coniuge verso l’altro, comportamenti che consentono di dedurre il sopravvento di una situazione di reciproco venir meno delle aspettative riposte l’uno nell’altro, tanto da minare alle fondamento la fiducia di coppia e l’unione matrimoniale. Decisiva la ricostruzione dei fatti che hanno portato alla rottura della coppia. Nello specifico, le dichiarazioni testimoniali raccolte non hanno consentito di ricondurre la responsabilità della fine dell’unione ad alcuno dei coniugi. In particolare, la rappresentazione data dai testi introdotti dalla donna, ossia di una coppia in persistente armonia, è stata smentita dai testi del marito, i quali hanno riferito di un rapporto in crisi a causa delle condotte di sofferenza della donna rispetto all’acuirsi del disturbo depressivo dell’uomo e della drastica riduzione delle risorse economiche, riduzione provocata dall’esclusione dell’uomo dall’azienda di famiglia. Inoltre, è emerso un clima di sfiducia, come certificato dalle parole dell’avvocato della donna: il legale ha spiegato di avere trovato anomala la prospettazione, fornitale dalla cliente, di un periodo in cui i coniugi, stante il disturbo depressivo del marito, avrebbero vissuto l’una in una città e l’altro in un’altra città per poi ricongiungersi nella stessa città. In sostanza, è impossibile ipotizzare una piena armonia della coppia, proprio alla luce delle condotte ambivalenti tenute da entrambi i coniugi, i quali non hanno fornito la prova del nesso di causalità tra la situazione di intollerabilità della convivenza e la violazione dei doveri coniugali dell’uno e dell’altra. (Ordinanza 14396 del 24 maggio 2023 della Cassazione)