Spese da rimborsare per la coltivazione di un terreno: cosa prevede la legge?
Devono essere rimborsate solo le spese “utili” per il raccolto, o anche quelle non necessarie? I Giudici della Cassazione affrontano la questione nella sentenza in esame

La vicenda trattata in questo caso riguarda una società che, tra marzo e maggio del 2017, ha svolto diversi lavori di coltivazione di un vigneto su un terreno originariamente di Tizia, Caia e Sempronia. Successivamente, il terreno è stato acquistato da Tizio, Caio e Sempronio per 32.500 euro. La società ha chiesto al Tribunale di Pavia di condannare i proprietari a rimborsare circa 37.000 euro, riguardanti la vendemmia effettuata.
Il Tribunale ha accolto la richiesta solo di Tizio. La Corte di Appello di Milano, su appello di Tizio, Caio e Sempronio, ha ridotto l'importo a 17.919,18 euro. Il Tribunale aveva incluso ogni spesa, sia eccedente che non necessaria ma utile alla produzione, mentre la Corte di Appello ha limitato le spese alle sole necessarie per la produzione.
La società ha ricorso in Cassazione, contestando l'interpretazione della Corte di Appello sulle spese di produzione e raccolta. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che il diritto al rimborso dei frutti è limitato alle spese sostenute per la produzione, confermando l'interpretazione della Corte di Appello.
La Corte di Appello ha correttamente stabilito che solo le spese "utili" per la produzione e il raccolto devono essere rimborsate, non le spese sovrabbondanti o non necessarie, in linea con il principio di arricchimento ingiusto: non è giustificabile che una parte debba essere indennizzata per spese eccedenti o superflue, quando l'altra parte avrebbe ottenuto lo stesso vantaggio con spese minori.
In definitiva, la Corte afferma che chi sostiene spese per la produzione può chiedere il rimborso solo delle spese indispensabili e necessarie, non di tutte le spese sostenute (Cass. n. 17331 del 24 giugno 2024).