Torture in Libia: protezione per lo straniero vittima di disturbo post traumatico da stress

Necessario tenere presente la possibile perdurante vulnerabilità derivante allo straniero dalle conseguenze psico-patologiche del vissuto in Libia

Torture in Libia: protezione per lo straniero vittima di disturbo post traumatico da stress

Possibile protezione per lo straniero che lamenta un disturbo post traumatico da stress frutto delle torture subite nel Paese di transito – la Libia – durante il viaggio dalla Nigeria all’Italia. Smentita la tesi secondo cui la allegazione di un disturbo da stress post traumatico, non assurge, di per sé, a motivo sufficiente a giustificare il riconoscimento della protezione, trattandosi di una condizione psico-patologica quanto mai diffusa. Questa è, osservano i giudici, una mera opinione soggettiva, ingiustificatamente fondata su una sorta di condivisione notoria del disturbo. Al contrario, è necessario verificare in concreto, sulla base dell’allegazione specifica dello straniero, se il disturbo è sussistente, di che entità sia e se sia riconducibile causalmente alle violenze da lui subite in Libia. E in questa ottica bisogna anche esaminare con attenzione la possibile perdurante vulnerabilità derivante allo straniero dalle conseguenze psico-patologiche del vissuto in Libia. Da non dimenticare, poi, che gli accertamenti necessari in relazione ad una patologia certificata ed allegata possono riguardare anche l’esistenza di trattamenti terapeutici e le modalità di erogazione nel Paese di origine, oltre alla loro compatibilità economica. (Ordinanza 29983 del 13 ottobre 2022 della Corte di Cassazione)

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