Verifica della residenza: l’impegno lavorativo non giustifica l’assenza del cittadino

Respinta la tesi, proposta da un avvocato, secondo cui, a fronte di impegni lavorativi gravosi, sia necessario un accordo tra Comune e potenziale residente su giorno e ora della verifica a domicilio da parte degli agenti della Polizia municipale

Verifica della residenza: l’impegno lavorativo non giustifica l’assenza del cittadino

Gli impegni lavorativi gravosi del cittadino non giustificano la sua assenza in occasione dei controlli dei vigili urbani per verificarne l’effettiva residenza nel Comune. Inutili, nel caso preso in esame dai giudici, le obiezioni sollevate da un avvocato che si è visto cancellato dai registri dell’anagrafe comunale a causa della sua assenza in occasione dei controlli effettuati dagli agenti della Polizia municipale. Irrilevante, invece, il fatto che il legale abbia indicato come studio un locale collocato nel territorio comunale e che egli risulti essere proprietario dell’immobile collocato anch’esso nel territorio e indicato come sede della sua residenza. Respinta, in particolare, la tesi, proposta dall’avvocato, secondo cui, a fronte di impegni lavorativi gravosi, sia necessario un accordo tra Comune e potenziale residente su giorno e ora della verifica a domicilio da parte degli agenti della Polizia municipale. Gli elementi forniti dal legale non sono sufficienti, secondo i giudici, poiché egli non ha fornito adeguata prova del requisito indispensabile all’accoglimento della sua domanda, ossia dell’effettiva residenza nel Comune, ossia la prova della sua effettiva costante frequentazione dell’abitazione sita nel territorio comunale in termini compatibili con lo svolgimento dell’attività lavorativa, anche mediante la documentazione di coerenti consumi delle utenze domestiche. (Ordinanza 8982 del 30 marzo 2023 della Corte di Cassazione)  

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