Figli trascurati dalla madre: legittima l’adozione
In sostanza, la donna ha ignorato le esigenze primarie, connesse alla salute, dei figli, e così ha rischiato di provocare danni gravi, se non addirittura irreversibili, durante la loro crescita

Legittima l’adozione dei figli trascurati completamente dalla madre, che, in sostanza, ne ha ignorato le esigenze primarie connesse alla salute, così rischiando di provocare danni gravi, se non addirittura irreversibili, durante la loro crescita. Inutile l’opposizione della donna. Inequivocabile il disagiato quadro familiare emerso dai sopralluoghi effettuati dai carabinieri nella casa in cui la donna viveva coi tre figli. Decisivo, infine, il riferimento ai problemi dei tre minori e ai miglioramenti da loro manifestati a seguito dell’allontanamento dalla madre. Fondamentali, secondo i giudici, i dettagli della triste vicenda. Nello specifico, è stata diagnosticata nei riguardi di uno dei tre figli una forma di epilessia mai oggetto di attenzione da parte della, madre nonostante alcune crisi e una familiarità nel ramo paterno. Peraltro, un secondo figlio è risultato affetto da una infiammazione delle labbra, con conseguenti problemi di masticazione, e gli è stato riscontrato uno stato psichico-emotivo instabile che lo portava a manifestare crisi nervose derivanti dalla incapacità di esternare il proprio malessere. Infine, la figlia più piccola è risultata ipostimolata e poco reattiva. E tutti e tre i minori manifestavano incapacità di esprimersi, se non tramite suoni gutturali, annotano i giudici, i quali aggiungono poi che, a seguito del loro trasferimento in una comunità per soli minori, tutti e tre i bambini, opportunamente stimolati ed accolti, hanno mostrato evidenti segni di miglioramento, puntualmente descritti dal Servizio di Neurospichiatria infantile in una relazione ad hoc. In sostanza, la donna può provocare danni gravi e irreversibili alla equilibrata crescita dei minori, trascurando perfino le primarie esigenze connesse alla loro salute. (Ordinanza 363 del 10 gennaio 2023 della Corte di Cassazione)