Illegittima la sanzione penale per il lavoratore che segnala irregolarità dell’azienda e diffonde perciò documenti riservati
I giudici parlano di vera e propria violazione della libertà di espressione del lavoratore, che si è messo in gioco per segnalare presunte irregolarità del proprio datore di lavoro

Censurato lo Stato che sanziona il lavoratore che per segnalare presunte irregolarità del proprio datore di lavoro ha diffuso documenti riservati. Logico, secondo i giudici, parlare di violazione della libertà di espressione del lavoratore. Il caso, esploso in Francia, ha riguardato un uomo resosi autore della divulgazione, mentre era alle dipendenze di una società privata, di documenti riservati protetti dal segreto professionale, comprendenti anche quattordici dichiarazioni dei redditi, ottenuti nel contesto suo posto di lavoro. A seguito della denuncia presentata dal datore di lavoro, e alla chiusura del conseguente procedimento penale, il lavoratore era stato condannato in appello al pagamento di una sanzione penale di 1.000 euro e al pagamento di una somma simbolica di un euro a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale subito dal datore di lavoro. I giudici obiettano che, vista l’importanza, sia a livello nazionale che europeo, del dibattito pubblico sulle pratiche fiscali delle società multinazionali, a cui le informazioni comunicate dal lavoratore hanno dato un contributo essenziale, l’interesse pubblico alla divulgazione di determinate informazione superava tutti gli effetti dannosi che ne derivavano. Così, dopo aver esaminato per intero la vicenda, i giudici hanno concluso che l’interferenza con il diritto alla libertà di espressione del lavoratore, con particolare riferimento alla sua libertà di fornire informazioni, non si era rivelata affatto necessaria nel contesto di una società democratica. (Sentenza del 14 febbraio 2023 della Corte europea dei diritti dell’uomo)