Patente sospesa ma guida comunque per raggiungere la compagna incinta che avverte dolori al basso ventre: nessuna giustificazione per l’automobilista che si vede revocato il titolo di guida

Mancano riscontri probatori concreti in merito alla situazione di necessità ipotizzata dall’uomo e riferita a una ipotesi di aborto per la compagna

Patente sospesa ma guida comunque per raggiungere la compagna incinta che avverte dolori al basso ventre: nessuna giustificazione per l’automobilista che si vede revocato il titolo di guida

Dolori al basso ventre per la compagna incinta, lui vuole raggiungerla in auto nonostante la patente sospesa: sacrosanta la revoca del titolo di guida. Respinta la tesi difensiva mirata a dimostrare che l’uomo ha agito in una situazione di emergenza. Irrilevante, osservano i giudici, il fatto che nei mesi precedenti la donna avesse già dovuto fronteggiare alcune minacce di aborto. Inutile l’opposizione dell’automobilista ed ineccepibile la sanzione amministrativa a suo carico, ossia la revoca della patente per aver circolato nonostante la sospensione del titolo di guida per una precedente positività all’alcoltest. I giudici respingono la versione fornita dall’automobilista, poiché manca qualsiasi riscontro probatorio in merito alla situazione di necessità ipotizzata dall’uomo e riferita a una ipotesi di aborto per la compagna. A questo proposito, la documentazione medica attestante le pregresse minacce di aborto della donna – verificatesi effettivamente nei mesi antecedenti alla commissione dell’infrazione – non rappresenta idonea prova della circostanza di una nuova e concreta minaccia di aborto quando l’uomo è stato beccato a guidare nonostante la patente sospesa. (Ordinanza 30426 del 17 ottobre 2022 della Corte di Cassazione)

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